Il piu' amato dai bambini, e anche dai grandi, almeno a giudicare da quanto succede quando Ronaldinho finisce di parlare. E' la sua prima conferenza stampa di questo Mondiale, e al termine e' tutto uno sgomitare fra cameramen e reporter per assicurarsi un autografo del simbolo dell'allegria di giocare al calcio, fra bicchieri che si rompono e lampade da ripresa televisiva e obiettivi fotografici che vanno in pezzi. Lui non arretra nemmeno di fronte al caos, distribuisce sorrisi e firme a tutti, e regala anche libri di fumetti in cui protagonista delle strisce di Mauricio De Sousa, il Walt Disney brasiliano, e' proprio il dentone di Porto Alegre che rifiuta i paragoni con Pele' e Maradona, ''perche' cerco di seguire le orme di questi miei idoli, ma ho ancora tanta strada da fare prima di raggiungerli. Non sono ancora O Rei''. Di sicuro pero' il cammino e' quello giusto, anche perche' e' fatto di vittorie: adesso manca l'ultimo tassello, quello che sarebbe la ciliegina sulla torta. ''Quest'anno finora ho vinto tutto, titolo spagnolo e Champions League - dice Ronaldinho - e per finire la stagione in bellezza e completare il mio sogno di realizzare la tripletta manca solo la conquista piu' difficile e bella, quella Coppa che e' la meta che tutti vorrebbero raggiungere. Io l'ho gia' portata a casa quattro anni fa, e ora vorrei ripetermi, anche perche' tutti se lo aspettano: sembra che questo Brasile non possa permettersi di arrivare secondo. I premi individuali? Conterebbe poco rivincerli se poi il Brasile non si confermasse campione''. A stimolarlo c'e' anche una convinzione precisa, questo e' un Mondiale molto piu' difficile del precedente, ci sarebbe quindi ancor piu' gusto nel riuscire a centrare l'Hexa. ''Ho visto molte partite - dice l'asso del Barcellona - e ho notato un netto innalzamento verso l'alto del livello tecnico generale. Ogni nazionale ha almeno tre o quattro giocatori di talento, gli ultimi esempi sono la Spagna e la Germania, che trovo molto migliorata rispetto alla Confederations Cup dell'anno scorso e in piu' gioca in casa''. Ronaldinho promuove anche gli arbitri: ''stanno proteggendo gli uomini di maggior classe, proprio come avevano promesso''. Il Brasile non ha incantato contro la Croazia, ma secondo il suo uomo piu' atteso non e' ancora il caso di preoccuparsi: ''noi facciamo sempre cosi', e' tipico del Brasile ai Mondiali partire piano e crescere progressivamente ad ogni partita. Fa parte della programmazione del nostro lavoro''. Per capirne di piu' lui parla spesso con Parreira: ''dialoghiamo a lungo - rivela Ronaldinho - e lui mi ripete sempre che qui i miei compiti sono diversi rispetto al Barcellona. Li' parto dalla sinistra e poi convergo verso il centro, in nazionale invece devo fare il classico numero 10 che gioca alle spalle di due attaccanti. Il mio lavoro e' questo: fornire gli assist a Ronaldo e Adriano, e fare in modo che uno di loro alla fine del Mondiale sia il capocannoniere''. La formula ha gia' funzionato nel 2002, quando pero' lui faceva la punta e alle sue spalle c'era Rivaldo. Il re dei bomber incoronato a Yokohama fu Ronaldo: ''non mi risulta che qui sia diventato un problema, crescera' assieme a tutta la squadra. Da lui ci serve piu' movimento per dare maggiore profondita' al nostro gioco''. Fuori dal campo, in questi giorni gli dispiace di non essersi concesso all'abbraccio della gente, al punto che il sindaco di Konigstein si e' lamentato della poca disponibilita' dei calciatori brasiliani. Ronaldinho e' uscito solo una volta, per andare a mangiare una pizza con Adriano. ''Ma non dipende da noi, ci sono anche esigenze di sicurezza - commenta - quindi ci hanno fatto stare quasi sempre in albergo: almeno siamo rimasti piu' concentrati...''. Cosi' negli ultimi giorni ha pensato soltanto all'Australia: ''domenica non sara' facile batterli, marcano duro, sanno di avere molta forza fisica e la usano''. Serve quindi un Roger Rabbit del pallone che salti piu' dei canguri e vinca sempre, come l'eroe dei fumetti che Ronaldinho e' appena diventato. (ANSA). foto: afp.com