Herzogenaurach, tranquilla città della Franconia bavarese, guarderà la semifinale dei Mondiali 2006 tra Italia e Germania con particolare interesse. La città, infatti, è sede delle due aziende che vestono le nazionali italiana e tedesca, la Puma e l'Adidas. Il "Financial Times", in un articolo che sarà pubblicato domani, ha voluto mettere l'accento sulla 'sfida delle divise'. "La posta in palio per le due aziende - si legge - è molto alta, ma la Puma, la più piccola, avrebbe molto più da guadagnare. L'Italia, infatti, è l'ultima delle 12 squadre ancora in corsa per ambire alla vittoria finale, mentre l'Adidas sponsorizza anche la Francia e il torneo stesso. La strategia della Puma, in questo Mondiale, è stata quella di favorire, Italia a parte, squadre di seconda fascia. La sponsorizzazione di una squadra di vertice costa decine di milioni di euro a stagione, mentre le squadre minori costano meno". I ritorni economici della Puma potrebbero diventare anche maggiori rispetto a quelli dei grandi marchi come Adidas e Nike. La strategia della Puma, inoltre, è a lungo raggio, considerata la sua attenzione per i club africani, in vista della Coppa del Mondo del 2010 in Sudafrica. Per l'Adidas, spiega ancora l'articolo, il torneo ha già assolto un grande compito, quello cioè di aumentare il ritorno d'immagine ed economico in un anno potenzialmente difficile, dopo l'acquisizione della Reebok. La fortuna della Nike, inoltre, al momento sembra in fase calante, malgrado la presenza nel torneo del Portogallo, ma senza più i grandi favoriti del Brasile. "Fortunatamente per la Nike, comunque, la Coppa del Mondo non è solo il torneo in sè. La Credit Suisse ha stimato il giro di affari delle aziende di abbigliamento sportivo in oltre 3 miliardi di euro, equivalente al 14% delle entrate complessive dello scorso anno per Nike, Puma, e Adidas/Reebok. La crescita maggiore rispetto al resto del decennio è attesa negli Stati Uniti e in Cina, dove è prevista una crescita dei campi da gioco"