Non ha il piede di Ronaldinho ne' le movenze eleganti di Kaka'. Invece dei capelli biondi all'ultima moda di Beckham ha capigliatura folta e barba, (quelle si', hanno ragione i tedeschi, un po' da cavernicolo): parla con un accento un po' cosi', molto lontano dall'eleganza affabulatoria di Torres. Ma Rino Gattuso da Schiavonea, Calabria, alle semifinali del mondiale Germania 2006 c'e' arrivato. E tutte queste stelle no, hanno spento la luce anzitempo e sono finite per un po' nel buco nero del pallone. Cosi' Gattuso detto Ringhio, quello che quando parla in una conferenza stampa sembra sempre ci sia il sottofondo di Toto Cutugno, rischia di diventare la nuova icona del mondiale: proprio lui, 'Lasciatemi passare, sono un italiano, l'italiano vero...'. ''Allora - spiega - chiariamo subito: dire che io sono il simbolo di questo torneo al posto di Ronaldinho e' un insulto al calcio. Io potro' anche giocare bene, potro' rubare molti palloni: ma la sua classe me la sogno di notte. Quanto all' essere italiano, e' vero: ne sono fiero. Siamo un Paese con tanti difetti, ma con moltissimi pregi. Prima di tutto per noi, poi anche per questa Nazione che e' alle nostre spalle con grande passione, vorremmo vincere il mondiale''. Lo sente molto, l'argomento patriottico: senza tirare in ballo i cori con i quali Vittorio Pozzo preparava le vittorie del 1934 e 1938, Gattuso ha vissuto sulla propria pelle le difficolta' dell'emigrazione: ''Perche' mio padre e mia madre sono stati in Germania, per un milione di lire al mese. E quindi quando hanno scritto che noi italiani siamo parassiti, i miei hanno sofferto. Insisto: senza ripetere la battuta dell'altro giorno (''Forse il direttore di Der Spiegel ha la moglie che lo ha tradito con un italiano'', ndr), questo signore probabilmente da piccolo ha preso le botte da uno del nostro Paese''. Ecco, appunto: Gattuso non teme che l'importanza agonistica della gara ed il significato che le viene dato sul piano sociale facciano trascendere qualcuno? ''Ma tutti devono sapere che resta una partita di pallone: importantissima anche per il suo significato per i nostri emigrati, ma pur sempre una partita''. Come pure non ha paura di giocare la semifinale da diffidato: col rischio che un cartellino giallo lo escluda dalla finale. ''Intanto chi ha detto che saro' ammonito? E' una sfida con me stesso, me lo mangio il cartellino giallo. E poi metterei la firma: io ammonito e l'Italia in finale''. Ha il senso della squadra, Gattuso: ''Questa 'e'' una squadra: senza volere fare polemica con Trapattoni, e' innegabile che ora siamo piu' solidi, compatti, tosti. E che le partite le prepariamo in maniera diversa. Merito di Lippi, che ha dato la sua impronta. Sembra ci siano regole, anche se non ci sono: e' la sua personalita'. Il suo futuro? Non e' il caso di parlarne ora, prima di una semifinale mondiale. Certo, visti i risultati e' giusto che rimanga, ma e' lui che deve decidere. E certo non terra' conto di quello che dico io: ovvero che il mio augurio e' che resti il piu' a lungo possibile da campione del mondo''. A proposito di non tenere conto: la Fifa non ha tenuto conto delle immagini tv e non ha preso provvedimenti contro nessun tedesco per la rissa dopo la gara con l'Argentina. ''Due anni fa una tv danese ha incastrato Totti, noi che passiamo sempre per furbi potevamo fare ora la stessa cosa, perche' le immagini di Argentina-Germania le abbiamo anche noi. Ma dobbiamo pensare a giocare martedi', sappiamo che sara' un ambiente difficile, con 70mila spettatori che ci urlano contro: meglio evitare di sprecare energie con le polemiche. Abbiamo il dovere di non pensare male, c'e' la Fifa che ha deciso e va bene cosi'''. Insiste sul concetto che una gara importantissima, ma non la prima per lui (''ho giocato due finali di champions''), poi ammette: ''Riva ha detto che lo e' piu' di Italia-Germania del 1970? Allora e' cosi', lui e' il mio Dio calcistico, quello che afferma e' sacro''. E' comunque convinto che li si possa battere anche stavolta gli eterni avversari tedeschi ''Certo, ce la giochiamo alla grande anche se loro non sono quelli che abbiamo superato 4-1 in amichevole a Firenze''. Ed individua a sorpresa come possibile match winner Del Piero, ''Uno che sembra morto e poi risorge sempre''. Ma forse e' il suo senso della squadra: fare coraggio ai compagni in difficolta'. Gli chiedono: quanto pesera' la storia dei tedeschi. ''A parte che questo e' il mondiale e non la coppa del nonno, quindi giocano i calciatori e non la storia o i tifosi. Poi noi di storia ne abbiamo cosi' tanta che su questo piano non c'e' lotta per nessuno'': si chiude il microfono al tavolo, riparte a tutto volume Toto Cutugno. E stavolta sembra persino una bella canzone. (ANSA).