''Ho gia' provato il samba per la finale, adesso e' pronto. Ora non rimane che pregare Dio che ci porti fino a la'''. Ronaldinho rompe il silenzio stampa (a parte qualche breve frase detta in zona mista) che si e' imposto da quando e' arrivato a Konigstein con la Selecao e, in un'intervista esclusiva pubblicata oggi dal quotidiano O Globo, descrive le proprie sensazioni a due giorni dall'esordio nel Mondiale 2006, contro la Croazia. Da sempre grande patito di musica (sa suonare vari strumenti, ''ma qui in nazionale il piu' bravo e' Robinho che li suona praticamente tutti'', dice), il fuoriclasse del Barcellona racconta al giornale carioca che ''in ritiro ogni giorno suoniamo un 'pagode'. Passiamo praticamente tutto il giorno accompagnati dalla musica''. I ritmi della sua terra servono a Ronaldinho per allentare la pressione e per pensare di meno ''alle grandi attese che 180 milioni di brasiliani ripongono nei suoi piedi'', come scrive O Globo. ''E' una responsabilita' che pesa - ammette il n.10 della Selecao - ma, come sempre, cerco di trovare il lato positivo in ogni cosa e allora penso che con il mio calcio posso regalare felicita' a tanta gente. Questo mi da piu' fiducia per tentare le mie giocate preferite''. In nazionale la sua funzione principale, stabilito che il ct Parreira gli lascia assoluta liberta' sul campo, sara' di assistere Ronaldo e Adriano: davvero, come diceva Zico, e' piu' bello fare un bel passaggio-gol che segnare in prima persona? ''La funzione che ho in squadra e' questa - risponde Ronaldinho -: devo fare in modo che gli attaccanti ricevano la palla nelle migliori condizioni per battere a rete. Ma la partita perfetta e' quella in cui vinco, faccio gli assist e segno''. Poi Ronaldinho torna a chiedere agli arbitri del Mondiale protezione per i giocatori di talento, ''anche se sono preparato alle entrate dure dei miei avversari. So che da qui in avanti tutto sara' piu' difficile, in particolare per noi quattro attaccanti del quadrato magico. Tutti cercheranno di marcarci anche con le maniere forti''. Rispetto al Mondiale vinto nel 2002 si sente piu' sicuro, ''perche' l'eta' fa una differenza enorme. Come calciatore mi sento molto piu' maturo adesso, sono meglio preparato fisicamente, e dal punto di vista tecnico mi sento meglio ogni giorno che passa. Mi sono trovato bene sia con Scolari, con il quale sognavo di lavorare fin dai tempi in cui allenava il Gremio ed io ero un ragazzino delle giovanili, che con Parreira, una persona meno istintiva di Felipao e che riflette sempre prima di parlare''. Secondo il vincitore di Pallone d'Oro e Fifa World Player, ''ci sono altre favorite, come Argentina, Francia, Germania ed Inghilterra (non nomina l'Italia n.d.r.) che possono arrivare alla finale, ma io ovviamente penso solo al Brasile. Le sorprese sono possibili soprattutto nella prima fase, per questo bisogna fare molta attenzione contro qualsiasi avversario''. Le partite indimenticabili della sua carriera sono ''tutte le finali che ho vinto con la nazionale''. Un po' di piu' quelle contro l'Argentina? ''Si', ed in particolare mi ricordo di un 4-1 nel pre-olimpico''. Al giornale di Rio Ronaldinho confida desideri (''sogno di tornare a vivere in Brasile, ma la violenza che c'e' mi preoccupa e mi rende triste'') e sensazioni extra-calcio. ''Ho un rapporto particolare con i bambini - dice - e qui non dedico loro molte attenzioni perche' sono concentrato al 100% sui Mondiali. Ma il mio sogno e' fare qualcosa per l'infanzia anche quando smettero' di giocare''. Intanto ha gia' trovato un suo piccolo erede: ''mio fratello Assis (ex Gremio e comparsa nel Torino, ora suo procuratore n.d.r.) ha un figlio che sta nella scuola calcio del Gremio e a forza di osservare le mie giocate riesce a farle anche lui. Adora il pallone, e lo padroneggia con grande facilita'. Ma in famiglia nessuno gli mette pressione addosso''. E non c'e' solo il nipote: ''mi emoziona tantissimo - rivela Ronaldinho - quando vedo mio figlio (non vive con lui, ed e' nato da una fugace relazione con una ballerina n.d.r.) tramite webcam e lo sento dirmi 'papa', pallone'. Ieri l'ho visto che calciava la sfera e poi urlava 'Goooool' e mi sono veramente emozionato, ho desiderato che tutto finisse presto per poter stare un po' di tempo con lui''. Brividi cosi' non glieli ha fatti venire nemmeno il successo in Champions o nel Mondiale: il ruolo preferito dal giocatore simbolo del calcio e' quello di padre.
(ANSA).