Il Brasile d'Africa contro quello vero. Domani a Dortmund c'e' un confronto inedito a livello di Mondiali, e dal pronostico a senso unico, anche se il ct del Ghana Ratomir Dujkovic si dice certo del successo delle Stelle Nere. ''Ci vediamo in semifinale'', proclama per spiegare che i suoi non vinceranno soltanto domani ma anche il primo luglio nei quarti di finale a Francoforte, contro la vincente di Francia-Spagna. I precedenti con il calcio africano sono tutti a favore della Selecao, che in 4 sfide mondiali contro le nazionali di questo continente ha un bilancio di altrettante vittorie e dieci gol segnati contro zero subiti. Meno bene alle Olimpiadi, dove il Brasile perse in semifinale nel 1996 contro la Nigeria (dopo aver battuto nei quarti il Ghana, con doppietta di Ronaldo) e nel 2000 venne eliminato dal Camerun. Tutto comincio' proprio in Germania, nel 1974 quando la Selecao incontro' i Leopardi dello Zaire del Presidente Mobutu, che dettava la formazione al telefono da Kinshasa, dello sgangherato portiere Tubilandu' e del difensore Mwepu Ilunga, che mentre Rivelino stava per calciare una punizione usci' dalla barriera e calcio' via la palla fra l'ilarita' generale. Adesso i tempi sono cambiati, anche nel calcio africano e' arrivato il professionismo, non si usa piu' andare in ritiro sotto le tende prestate dall'esercito, come succedeva al Ghana del 1969, quando ad allenarlo era proprio lui, Carlos Alberto Parreira, al suo primo incarico anche se aveva solo 24 anni. Resistette soltanto un anno, poi torno' in Brasile a fare il preparatore atletico della Selecao che vinse a Messico '70. Trentanove anni dopo e' tempo di amarcord, contro la nazionale di quel paese ''dove tutti mi chiamavano il Professore anche se ero cosi' giovane''. Parreira sorride al ricordo, poi si fa serio perche', per l'ennesima volta, gli chiedono di dare la formazione. ''Non ve la dico, la saprete solo domani, un'ora prima della partita - dice -. Non vedo perche' dovrei comportarmi diversamente da tutti gli altri allenatori di questo Mondiale''. Il ct brasiliano fa solo una concessione: si lamenta di non poter disporre di Robinho: ''E' un giocatore che per ogni tecnico costituisce sempre un'ottima alternativa''. Catenaccio, invece, su Juninho Pernambucano, che anche oggi ha speso tempo ad esercitarsi nei calcio piazzati: ''Ha le stesse possibilita' di giocare degli altri 22 convocati''. Cosa pensa dei proclami di vittoria di Dujkovic? ''Rispettiamo le opinioni di tutti - risponde - e ammetto che sara' un match difficile, il Ghana gioca un calcio sciolto, e' fortissimo fisicamente, ha fatto faticare da matti l'Italia e poi ha battuto una squadra forte come la Repubblica Ceca. Pero' noi siamo il Brasile...''. Per realizzare il grande sogno di un Brasile battuto dall'Africa, il Ghana ha intensificato il lavoro sul campo, agli ordini del suo preparatore italiano Stefano Tirelli, e sul lettino dello psicologo, che funge anche da motivatore. Si chiama Yao Mfodwo e spiega che ''per questa sfida di stimoli i ragazzi ne hanno gia' abbastanza: non capita tutti i giorni di affrontare i campioni del mondo brasiliani. Pero' devo lavorare duro per contenere l'euforia, perche' alcuni nostri giocatori si sentono gia' in semifinale. E pensare che prima soffrivano di apatia e di mancanza di fiducia in se stessi...''. Probabile che sia 'colpa' dell'allenatore, quel Dujkovic che dopo i Mondiali potrebbe passare sulla panchina della sua Serbia (''non e' un argomento attinente alla partita, ed ora non ne parlo'') e intanto continua a dirsi certo del successo delle sue Stelle, quei calciatori per vedere i quali in Ghana hanno chiuso perfino le miniere d'oro. ''Sara' dura, ma alla fine batteremo questo Brasile cosi' ricco di campioni - dice Dujkovic -: l'importante e' che i miei non pensino di essere di fronte ai loro idoli, ma riescano a giocare come sanno. Certo l'assenza di Essien si fara' sentire, e' il migliore del mondo nel suo ruolo. Chiunque io metta in campo al suo posto, rendera' il 20% in meno. Ma la nostra forza e' lo spirito di gruppo: qui ci sono cristiani, musulmani ed io che sono ortodosso ma preghiamo tutti insieme perche' siamo una squadra vera''. Pero' molto fallosa, ne ha commessi piu' di tutti qui al Mondiale: ''Ma i miei entrano sempre sulla palla, e mai con l'intenzione di fare del male all'avversario''. Sara' compito dei talenti in maglia oroverde evitare le botte dei ghanesi, e anzi cercare di capitalizzarle. Come tutti i suoi compagni, ne e' sicuro capitan Cafu, secondo il quale ''finora al Mondiale non c'e' mai stato spettacolo, ma a noi interessa solo vincere, e domani i calci piazzati possono diventare un'opzione molto importante e decidere la partita''. A patto che non ci sia un altro Mwepu Ilunga che esce dalla barriera e calcia via la palla. (ANSA) foto: afp.com