Vincenzo Grella, Mark Bresciano, John Aloisi. Sono tre i "paisa'" della nazionale di Guus Hiddink che l'Italia trovera' sulla sua strada mondiale lunedi'. Ma avrebbero potuto essere quattro se Max Vieri, dopo aver ottenuto un posto tra i Qantas, i canguri, quando in panchina sedeva Frank Farina, non avesse perso il treno per la Germania. Il piu' "italiano" dei tre e' sicuramente Grella, 26 anni, di Melbourne, 20 presenze in nazionale, la prima delle quali coincide con una storica affermazione per 3 a 1 contro l'Inghilterra (il 12 febbraio 2003 ad Upton Park). "Mio papa' si chiama Antonio, mia mamma Maria: nomi abbastanza italiani, no?", dira' in una delle sue prime interviste rilasciate al momento di sbarcare nel nostro campionato. Il padre, imbianchino, e' di un paesino in provincia di Avellino, Grotta Menarda, ma e' emigrato in Australia piu' di quaranta di anni fa e non e' piu' tornato, la madre e' di Carpineto Romano: si sono conosciuti la'. "Vince" tira i primi calci nel Canberra, poi passa al Carlton e nel '98, giovanissimo, all'Empoli dove resta, salvo una parentesi a Terni, fino alla stagione 2003-2004, quella della retrocessione: ingaggiato al Parma, in gialloblu' ritrova l'amico del cuore Mark Bresciano. I due, in pratica, sono come fratelli, e la loro amicizia - nata sui banchi del college - e' resa ancora piu' solida da anni di ritiri comuni e dalla passione per il football, quello "vero": provano assieme anche a conquistare, con due anni in anticipo, un posto al mondiale under 20, ma invano. Bresciano, di un anno piu' piccolo di Grella, ha origini lucane: il papa' di Potenza e la mamma istriana si trasferiscono negli anni '70 in Australia, dove si sposano. La loro e' la piu' classica delle storie di emigrazione: rimasto orfano, il papa' di Mark deve fare le valigie e cercare a migliaia di chilometri da casa i soldi per mantenere mamma e fratelli. "In famiglia hanno sempre parlato italiano, io capivo tutto ma rispondevo in inglese", confessa Bresciano, che da piccolo passa ore e ore a giocare a calcio nel quartiere italiano di Melbourne con i fratelli Joseph e Robert: di tanto in tanto cede, e' inevitabile, anche alle lusinghe del cricket e e del football australiano, ma quando si tratta di scegliere non ha dubbi, la sua vita' e' il calcio. La chiamata dall'Italia arriva prestissimo, in anticipo forse persino sui sogni: arriva ad Empoli nel '99, con Grella, e dedica il suo primo gol ai genitori che non si sono opposti alla sua partenza. Di gol con la maglia dei toscani ne segna 17 in tre stagioni, ma nel 2002-03 passa al Parma per la rispettabile cifra d 7 milioni di euro. Con la nazionale esordisce contro la Francia nel 2001 e mette assieme 27 presenze e 7 gol, arrivando terzo nella Confederations cup ma soprattutto siglando la rete che vale i supplementari nello spareggio per i mondiali vinto contro l'Uruguay ai rigori. Origini inconfondibilmente italiane anche per John Aloisi, nato il 5 febbraio '76 ad Adelaide, 44 gettoni di presenza con i Socceroos. La sua e' una carriera gia' lunghissima iniziata nel '92 nell'Adelaide, e proseguita poi in Belgio, tra Standard Liegi e Antwerp, prima di approdare alla Cremonese: sono due anni piu' ricchi di ombre che di luci quelle passate in Italia (95-96 e 96-97), con pochi gol (4 in tutto) e tante recriminazioni. Lasciato il nostro Paese, Aloisi cerca e trova una sua dimensione prima in Gran Bretagna (a Portsmouth e al Coventry City), poi in Spagna (all'Osasuna): nel'estate 2005, dopo essere stato a un passo dal Panathinaikos, resta ancora nella Liga, ma all'Alaves. Il 16 novembre 2005 e' suo il rigore decisivo con cui l'Australia si qualifica ai mondiali eliminando l'Uruguay di Recoba: "da quel giorno, quando passo per strada mi riconoscono tutti", racconta orgoglioso. Un orgoglio che forse potrebbe spingerlo ad accettare la corte di John Kosmina, tecnico dell'Adelaide, per tornare a giocare nella A-League. (AGI) foto: AP