Gianluigi Buffon ha conquistato il “Lev Yaschin Award”, riconoscimento che premia il miglior portiere della Coppa del Mondo FIFA. Succede nell’albo d’oro al belga Michel Preud’Homme, al francese Fabien Barthez e al tedesco Oliver Kahn, vincitori, rispettivamente, nel 1994, nel 1998 e nel 2002. Buffon è semplicemente un predestinato, un fuoriclasse. Lo si comprese benissimo il giorno del suo debutto in Serie A, a soli diciassette anni e nove mesi. Se n’è avuta conferma nel corso di tutta la sua carriera, peraltro ben lungi dall’essere finita, sino a giungere a quest’edizione della rassegna iridata che lo ha definitivamente consacrato fra i più grandi portieri di sempre.
Difficile trovargli punti deboli, in quanto può davvero essere considerato un “numero uno” completo. Non gli manca nulla, neanche quella guasconeria tipica di molti estremi difensori che è forse la caratteristica che lo distingue di più dal suo più illustre predecessore in maglia azzurra, Dino Zoff, più serioso, perlomeno in apparenza. “Più mediterraneo Buffon, più inglese Zoff - li descrive con arguzia il giornalista italiano del quotidiano “La Stampa” Roberto Beccantini. A Germania 2006, sin dalla prima partita contro il Ghana, Buffon ha dimostrato di aver recuperato perfettamente dall’infortunio alla spalla occorsogli all’inizio della stagione 2005/06, un incidente che per qualche tempo aveva fatto temere il peggio. Erano poi sopraggiunti altri piccoli contrattempi fisici, ma al momento cruciale della stagione e di un’intera carriera, è giunta la condizione di forma migliore.
La gara contro la Repubblica Ceca è stata probabilmente quella che ha messo più duramente alla prova le sue qualità, ma al termine di un’emozionate “sfida nella sfida” contro il compagno di club nella Juventus Pavel Nedved è stato il portiere azzurro ad avere la meglio.
Prima della finale solo il compagno di squadra Cristian Zaccardo è “riuscito” a sorprenderlo con una maldestra deviazione nella propria porta nel match contro gli USA. Per il resto la retroguardia azzurra è stata efficace e quando gli avversari sono andati al tiro Buffon si è opposto con classe, senza apparire mai in affanno.
C’è un momento, tuttavia, che più di ogni altro merita di essere ricordato, quello successivo al gol di Marco Materazzi contro la Repubblica Ceca. Buffon in quell’occasione percorse cento metri per andare a festeggiare con i compagni. Un comportamento da vero leader, il primo segno che nel gruppo azzurro stava naascendo qualcosa di importante...
Nella serie di rigori della finale Buffon - sempre sicuro nei 120' e battuto solo su calcio di rigore - non ha effettuato alcuna parata, ma Trezeguet, mandando la palla a sbattere sulla traversa, ha sancito la vittoria azzurra.
Difficile trovargli punti deboli, in quanto può davvero essere considerato un “numero uno” completo. Non gli manca nulla, neanche quella guasconeria tipica di molti estremi difensori che è forse la caratteristica che lo distingue di più dal suo più illustre predecessore in maglia azzurra, Dino Zoff, più serioso, perlomeno in apparenza. “Più mediterraneo Buffon, più inglese Zoff - li descrive con arguzia il giornalista italiano del quotidiano “La Stampa” Roberto Beccantini. A Germania 2006, sin dalla prima partita contro il Ghana, Buffon ha dimostrato di aver recuperato perfettamente dall’infortunio alla spalla occorsogli all’inizio della stagione 2005/06, un incidente che per qualche tempo aveva fatto temere il peggio. Erano poi sopraggiunti altri piccoli contrattempi fisici, ma al momento cruciale della stagione e di un’intera carriera, è giunta la condizione di forma migliore.
La gara contro la Repubblica Ceca è stata probabilmente quella che ha messo più duramente alla prova le sue qualità, ma al termine di un’emozionate “sfida nella sfida” contro il compagno di club nella Juventus Pavel Nedved è stato il portiere azzurro ad avere la meglio.
Prima della finale solo il compagno di squadra Cristian Zaccardo è “riuscito” a sorprenderlo con una maldestra deviazione nella propria porta nel match contro gli USA. Per il resto la retroguardia azzurra è stata efficace e quando gli avversari sono andati al tiro Buffon si è opposto con classe, senza apparire mai in affanno.
C’è un momento, tuttavia, che più di ogni altro merita di essere ricordato, quello successivo al gol di Marco Materazzi contro la Repubblica Ceca. Buffon in quell’occasione percorse cento metri per andare a festeggiare con i compagni. Un comportamento da vero leader, il primo segno che nel gruppo azzurro stava naascendo qualcosa di importante...
Nella serie di rigori della finale Buffon - sempre sicuro nei 120' e battuto solo su calcio di rigore - non ha effettuato alcuna parata, ma Trezeguet, mandando la palla a sbattere sulla traversa, ha sancito la vittoria azzurra.
by FIFAworldcup.com